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Ripartire da un fallimento.

Quotidianamente può capitare di leggere un articolo o vivere direttamente un’esperienza di fallimento, l’emozione che ci assale quasi simultaneamente può essere di diverse sfumature: paura, sgomento, tristezza, ansia, comunque emozioni di disagio.

Sembra che in questa società, fallire o mancare un obiettivo sia un’onta dura da dimenticare o superare, verso noi stessi e di riflesso nel subire il giudizio degli altri.  È come se ci sentissimo sopraffatti: è accaduto qlcs che si avvicina più a un tabù che a una circostanza della vita. In verità si tratta semplicemente di un’esperienza da attraversare, da esplorare e comprendere e che potrebbe portare con sé, se vissuta in modo appropriato, nuove informazioni di cui far tesoro per il futuro.

Ma è più facile che ci induca a sprofondare nella vergogna e nel disagio, questo accade perché probabilmente è così che siamo abituati a vivere il fallimento, da sempre.

Le pratiche Zen o di Mindfulness che proponiamo come percorso di elaborazione, ci insegnano passo dopo passo a familiarizzare con le ferite presenti in noi stessi, a liberare malesseri antichi, ad affrontare vecchie credenza così saldamente ancorati in noi, per uscirne più forti. Queste pratiche ci aiutano proprio a contattare quel sentire che, se silenziato,  ci provoca sempre più fatica e smarrimento.

Le emozioni fanno parte di noi sono memorie sensoriali di un dato accadimento e vanno vissute per quello che sono, consapevolmente, senza paura.

Riconoscere le difficoltà, fermarsi a sentire senza giudizio, imparare a chiedere aiuto, è solo l’inizio della libertà dalla paura di sbagliare. Si può scoprire che rimanere fermi, a sentire nel profondo, respirando a pieni polmoni, si riveli essere la medicina naturale che ci rende più leggeri e solidi e mai più sopraffatti dagli eventi.

Foto di the blowup su Unsplash