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Blog, LE PAROLE PER DIRLO

Paura, rabbia, tristezza: un sentimento complesso.

Spesso definiamo le emozioni come positive o negative, commettendo un errore importante. Le possiamo definire come piacevoli o spiacevoli, ma la verità è che la rabbia, la paura e la tristezza, in molte circostanze, sono funzionali, sono cioè finalizzate a risolvere problemi individuali. Altre volte può capitare, invece, che questi sentimenti diventino disfunzionali, ovvero che portino sconforto senza stimolare la persona alla risoluzione del problema.

Ma come facciamo a capire quando una certa emozione è funzionale per noi?
Generalmente, i sentimenti funzionali possiedono specifiche qualità temporali e sono sempre accompagnati da comportamenti a loro volta funzionali: proviamo paura e reagiamo di fronte a una minaccia futura, ci arrabbiamo per cambiare una situazione presente, siamo tristi ed
angosciati quando perdiamo le speranze e programmiamo un futuro che escluda ciò che abbiamo perso rispetto al passato. In questo modo, i sentimenti funzionali, anche se spiacevoli, non li sperimentiamo come intollerabili, ma rimangono transitori.

Tuttavia, non è così semplice come sembra: gli eventi sfortunati coinvolgono spesso il passato, il presente ed il futuro insieme, e suscitano perciò sentimenti complessi, che implicano tutti e tre i sentimenti, ovvero la rabbia, la paura e la tristezza. I sentimenti complessi possono portare una persona a “bloccarsi” su un solo sentimento, non riconoscendo la presenza degli altri.

Per fare un esempio, a tutti sarà capitato di trovarsi di fronte a una perdita importante: la tristezza è di solito considerata un sentimento funzionale in risposta a tale evento. Tuttavia, spesso si trascura come la rabbia sia la prima reazione di fronte a una perdita, ovvero il nostro desiderio di cambiare il presente facendo in modo che, qualunque sia la cosa perduta, non lo sia più. Purtroppo, non sempre ci rendiamo conto di questa rabbia, probabilmente perché la consideriamo minacciosa e inaccettabile, e, esprimendola, temiamo di essere rifiutati dalle persone intorno a noi. D’altra parte, può capitare che non riconosciamo la nostra paura perché abbiamo deciso di “essere persone forti”. In entrambi i casi, non affrontiamo la rabbia o la paura, mentre rimaniamo consapevoli della nostra tristezza, una tristezza che però non ci consente di accettare la perdita e di costruirci un nuovo futuro.

La terapia ci aiuta proprio in questo, a portare alla consapevolezza i nostri sentimenti nascosti, perché è solo dopo averli riconosciuti che saremo capaci di gestire al meglio le nostre emozioni.

Elisa Bortolin

 

Fonti: Thomson, G., (1983), Fear, Anger and Sadness, T.A.J., Vol. 13, N°1